Argimusco, tra natura e mistero

di Irene Novello   Foto di Alessandro Barbera

Ci troviamo in provincia di Messina, a circa 1200 m.s.l.m., vicino al territorio di Montalbano Elicona e alla Riserva Naturale del Bosco di Malabotta, al confine tra i Nebrodi e i Peloritani. L’area è caratterizzata da una serie di giganteschi megaliti che fanno dell’Argimusco un luogo di rara bellezza e mistero, creando suggestione e fascino in chi si trova a visitarlo. Si tratta di rocce di arenaria quarzosa modellate dall’azione del vento e dell’acqua in forme bizzarre, zoomorfe e antropomorfe, caratterizzate da una grande plasticità. Il sito sembra essere stato frequentato sin dall’Età del Bronzo, utilizzato probabilmente come luogo di sepoltura. Negli ultimi anni l’ipotesi più diffusa vede nell’Argimusco un sito di archeo-astronomia. L’uomo, scoperto questo luogo, lo avrebbe utilizzato per osservare il cielo, scoprire l’alternanza delle stagioni e creare un calendario utile soprattutto all’agricoltura. Così avrebbe modellato le rocce per scopi ben precisi, trasformando l’Argimusco in un osservatorio naturale. Una delle pietre più emblematiche è quella modellata con il profilo dell’aquila, il cui becco punta verso una tomba a grotticella e un palmento rupestre che ha una vasca a pianta esagonale. Poi c’è l’orante, un profilo femminile con le mani giunte che guarda verso settentrione. L’ipotesi che fosse un sito di archeo-astronomia è anche legata alla storia della famiglia aragonese, in particolare alle cure mediche del re Federico III d’Aragona e della famiglia regale. Il medico di Federico era Arnau de Vilanova, il più noto alchimista dell’Europa medievale che sarebbe stato sepolto nel castello di Montalbano. La frequentazione del sito da parte della famiglia aragonese e in particolare da parte di Federico è attestata da alcuni documenti, in particolare il re mandava dall’Argimusco i propri atti diplomatici. Secondo questa teoria i megaliti sono in relazione con le costellazioni celesti, specchio delle stesse costellazioni. L’Argimusco, protagonista di uno studio scientifico internazionale, non è mai stato indagato da scavi archeologici che invece potrebbero dare delle risposte certe a questa ipotesi. È comunque uno dei complessi megalitici più importanti d’Italia, che regala ai suoi visitatori un’esperienza mistica tra pietre millenarie e offre un panorama unico caratterizzato a sud dalla sagoma dell’Etna e a nord dal Mar Tirreno e dalle Isole Eolie.
L’Argimusco è presente nell’itinerario di viaggio proposto dalla giornalista Emanuela Zocchi, in Sicilia Segreta, un libro scritto in lingua italiana e inglese che si presenta come un taccuino di viaggio nell’Isola raccontato attraverso le foto delle città con i loro monumenti e dei paesaggi naturali con le emozioni dei viaggiatori, poeti e scrittori che nel corso dei secoli l’hanno attraversata. L’autrice ha voluto omaggiare la Sicilia con questo suo libro ricordando l’amore per questa splendida terra, raccontando anche luoghi meno noti nell’Isola come appunto i megaliti dell’Argimusco, San Marco D’Alunzio, Naso, i Monasteri Basiliani. Il libro si sofferma anche sui luoghi siciliani più visitati dai turisti come Catania, Palermo, Monreale, raccontati attraverso foto che si soffermano su particolari che sfuggono a prima vista. La Sicilia stupisce meravigliosamente agli occhi dei viaggiatori, con i suoi antichi sapori, memorie di tradizioni millenarie, e con le sue bellezze naturalistiche, paesaggistiche e architettoniche testimoni di un passato fatto di genti, culture, lingue diverse che continua ad essere vivo. È questa l’immagine della Sicilia raccontata da Emanuela Zocchi.

Articolo estratto da: Biancamagazine.it

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