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Dove mangiare
Dove acquistare
Secondo un antico detto, le autentiche meraviglie della Sicilia sono tre: u Monti, u Fonti e u Ponti. Sul monte non ci sono dubbi: si tratta dell’Etna, il maestoso vulcano che fuma nella parte orientale dell’isola; per quanto riguarda il fonte, ci si riferisce al lago di Pergusa, in provincia di Enna; il ponte, invece, è quello di Capodarso, nei pressi di Caltanissetta, un’imponente struttura legata a un’intrigante leggenda in base alla quale, in una notte imprecisata, creature maligne si riuniscono in una fiera incantata, in cui gli accidentali visitatori hanno il permesso di acquistare solo un frutto, che l’indomani troveranno tramutato in oro massiccio.
Il ponte di Capodarso, detto anche Ponte di Carlo V, non è però l’unico luogo mirabile della città né l’unico attorno al quale aleggiano le mutevoli nebbie del mito: Caltanissetta è piena di suggestivi angoli nascosti, di punti panoramici che dominano il territorio circostante, di strade tortuose in cui il silenzio sussurra… Inoltre, il centro urbano possiede il fascino degli agglomerati situati ad alte quote, specialmente se sono attorniati dai paesaggi incantati delle colline non ancora profanate dalla mano spesso crudele dell’uomo.
L’area della provincia di Caltanissetta è una distesa di colline e di monti ricca di riserve naturali, di parchi archeologici, di fortezze di medievale memoria e di posti dimenticati, come le ormai vuote e inutilizzate miniere di zolfo, che respirano, inquiete e dormienti, immerse in una vegetazione rigogliosa che ne copre l’anima nera e tenebrosa, in cui un tempo si accalcavano voci e canti: sostare di fronte a tali meraviglie è come tornare indietro nei secoli, come fare un salto nel passato, approdando in un mondo non ancora occupato dai grattacieli e non ancora avvelenato dagli scarichi industriali.
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Chi c’è i taliari
In riferimento alla città, cuore inaccessibile della Sicilia, lo scrittore Leonardo Sciascia utilizzò l’espressione “piccola Atene”: esattamente come la capitale greca, infatti, Caltanissetta pullula di bellezze da scoprire e di luoghi dalla storia millenaria, ma al contrario della patria del Partenone è ancora poco conosciuta e ad oggi è quasi sempre esclusa dai circuiti del turismo. Se siete alla ricerca di una meta tranquilla e non volete imbattervi nelle rumorose calche dei viaggiatori in berretto e pantaloncini, questa è, dunque, la località che fa per voi.
Il centro storico della città è dominato dal maestoso Duomo di Santa Maria La Nova, la cui facciata dalle linee sobrie e delicate nasconde una parte interna sgargiante e sontuosa, riccamente decorata da affreschi dalle tinte brillanti. Non molto distante dall’edificio di culto, situato in piazza Garibaldi, la più grande e importante di Caltanissetta, si trova il Museo Tripisciano, una mostra permanente dedicata all’artista locale Michele Tripisciano e allestita nello storico palazzo Moncada.
Il simbolo del capoluogo di provincia si trova però al di fuori del centro storico, su un’altura dalla quale si scorge l’intero profilo della città, la vallata circostante e il fiume Salso: si tratta del Castello di Pietrarossa, la più antica costruzione della città, situata in prossimità del caratteristico quartiere arabo.
In una località allora fuori dal perimetro cittadino, corrispondente all’incrocio tra le odierne via Salvati e via Sallemi, è presente il Mulino Salvati, risalente alla seconda metà del diciannovesimo secolo, che rappresenta un esempio ben conservato di mulino a vento.
Tra i musei più caratteristici, in viale della Regione, si trova il Museo Mineralogico, una collezione di circa 2.500 minerali e 1.500 reperti fossili, mentre lungo la Strada Statale 122bis è possibile visitare il Museo Archeologico Regionale.
Il periodo perfetto per concedersi un’escursione a Caltanissetta è quello pasquale: la città vanta una particolarissima tradizione di riti che si svolgono a partire dalla Domenica delle Palme fino alla Domenica della Resurrezione, come le cosiddette “Lamentazioni”, in cui si avverte una forte influenza araba.
Per coloro che ai monumenti e alle chiese preferiscono una lunga e rilassante passeggiata lungo i sentieri della natura, il territorio di Caltanissetta offre una variegata proposta di aree verdi: oltre agli svariati parchi e giardini sparsi per la città, come Villa Amedeo e Parco Dubini, una sorprendente meta in cui vale la pena di fermarsi è la Riserva Naturale Orientale Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale, una delle più estese aree protette dell’intera Sicilia, caratterizzata da una vegetazione steppica e popolata da una ricca fauna tipicamente mediterranea. Al suo interno si trovano le gole di Capodarso, la Grotta delle Meraviglie e i resti di un villaggio indigeno.
Non molto tempo fa, praticamente fino al secolo scorso, l’economia di Caltanissetta ruotava intorno alle attività di estrazione mineraria. Testimonianze di questo passato, contraddistinto purtroppo da sfruttamento minorile, stragi e miseria, sono le numerose solfare inattive presenti nel territorio, come Gessolungo, Giumentaro, Iungio e Saponaro.
Particolarmente toccante è la visita al Cimitero dei Carusi, un monumento eretto per commemorare il terribile incidente avvenuto nella solfara Gessolungo nel 1881.
Chi si mangia?
I piatti della tradizione gastronomica di Caltanissetta sono perlopiù legati al mondo contadino e sono preparati ricorrendo a ingredienti semplici e ai prodotti della terra, che sotto le mani esperte di chi ha appreso le antiche ricette e i vecchi metodi di cottura si trasformano in vere prelibatezze dal gusto indimenticabile.
Tra i primi più gettonati c’è la pasta “ncaciata”, insaporita dal cavolfiore e dalla salsiccia, e la pasta “ccu i mazzareddi”, una verdura a foglie larghe il cui sapore amarognolo viene mitigato aggiungendo del sugo o della ricotta. Altre specialità della cucina locale sono: la frascatula, una minestra a base di finocchio selvatico, sedano e sugo, e il pollo alla nissena, con cipolla e caciocavallo.
Le creazioni della pasticceria sono sperimentazioni a base di ricotta, proveniente dai tanti pascoli della zona. I dolci più rinomati e apprezzati sono: i cannoli, l’immancabile cassata e il rollò, un soffice rotolo di pan di Spagna ripieno di ricotta e martorana. Caratteristica è inoltre la produzione di torrone, la cui preparazione affonda le radici al tempo degli Arabi: nei laboratori si prepara la pregiata cubaita araba, con zucchero caramellato e sesamo, e il torrone nisseno, nel quale si mescolano miele, mandorle e pistacchio.
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