Il Castello trecentesco di Palma di Montechiaro: tra storia, leggende e devozione religiosa
di Alessia Giaquinta
Luogo ricco di fascino, storia, leggende ma anche di religiosa devozione, è il Castello di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. Come scrisse Spatrisano (1972) “può considerarsi uno degli esempi più tipici dei castelli trecenteschi siciliani il cui articolato organismo strutturale, il pittoresco comporsi dei suoi volumi, sembra germinato spontaneamente dalle asperità della roccia“.
La fortezza, infatti, è incastonata perfettamente nel promontorio: il colore delle sue pietre si fonde con quello della roccia sottostante. L’ampia costa sulla quale si affaccia e l’immensità celeste che lo sovrasta, infine, sembrano esaltarne i volumi, in un fascinoso naturale manto azzurro.

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LA STORIA DEL CASTELLO
Fu edificato intorno al 1350 per volontà di Federico III Chiaramonte, conte di Modica, a difesa delle attività di un caricatore granaio. Grazie alla sua posizione strategica a strapiombo sul mare, fu un importante torre di controllo e di difesa nella lotta contro i pirati.
Quando fu decapitato l’erede Andrea Chiaramonte, a causa della sua ribellione all’allora re di Sicilia Martino I d’Aragona, il castello fu concesso al fedele Guglielmo Raimondo Montecatino, conte di Augusta, detto “Moncada”.
A distanza di pochi anni il castello passò dai Chiaramonte ai Moncada, e infine ai Caro poiché il capostipite Palmerio si distinse per meriti di guerra.
Nel 1580 il castello passò ai discendenti di Palmerio. Fu Mario Tomasi, capostipite dei Lampedusa e dei Gattopardi, l’erede del maniero, sino a Giuseppe Tomasi da Lampedusa, autore del celebre “Il Gattopardo” che ne fu ultimo proprietario fino alla sua morte, avvenuta nel 1957.
Da un ventennio circa il Comune di Palma di Montechiaro ha acquisito la piena proprietà del castello.
LA PREZIOSA STATUA DELLA MADONNA: TRA FEDE E LEGGENDE
All’interno della cappella del Castello è custodita una preziosa statua marmorea della Madonna, attribuita ad Antonello Gagini.
La “Bedda Matri du casteddu” – così chiamata dal popolo di Palma di Montechiaro – si presenta con lineamenti delicati e con uno dei due seni scoperto, che ne costituisce la particolarità. Un manto dorato, riccamente decorato, la avvolge e ne esalta maggiormente la pregevole fattura.
Ci sono due leggende che testimoniano la devozione dei palmesi nei confronti della Bedda Matri du casteddu, storie di battaglie avvenute sia sulla terra ferma che in mare, con conclusioni liete.
Si narra che nell’attuale “Vallone della Battaglia”, un corso d’acqua presente nel territorio, avvenne la lotta tra agrigentini e palmesi per appropriarsi della preziosa statua. Furono proprio questi ultimi ad avere la meglio.
Inoltre, un’altra leggenda, racconta che nella seconda metà del XIV secolo, i turchi entrarono nel castello e rapirono il fercolo della Madonna. Durante il tragitto però, la statua divenne così pesante che i pirati furono costretti ad gettarla in mare, distruggendone le teste della Madonna col Bambino in segno di sfregio.
Ovviamente il racconto prosegue con la ricerca e il ritrovamento della statua per opera dei palmesi e con il restauro della stessa. I più attenti, ancora oggi, noteranno che c’è una lieve differenza di tonalità tra le teste e i busti della statua. Questo sembrerebbe avvalorarne la leggenda o, comunque, alimentarne il fascino.
Ad ogni modo, ogni prima domenica dopo Pasqua si svolge la festa della Madonna di Montechiaro, patrona della città. In questa occasione un corteo di devoti, spesso scalzi, partono a piedi dalla città sino al castello per portare in processione la statua della Madonna per le vie di Palma di Montechiaro.
Il fercolo sosta, poi, per 8 giorni in chiesa Madre e, durante la domenica successiva viene condotto al Monastero delle Benedettine e qui permane sino alla domenica che precede l’Ascensione. Durante il pomeriggio riparte la processione che riporta la Madonna al castello, accompagnata da giovani a cavallo e numerosissimi devoti che la inneggiano con canti e preghiere della tradizione siciliana.

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VISITARE IL CASTELLO
È certamente possibile visitare l’esterno del castello tutti i giorni e la domenica, dalle 9.00 alle 12.30 anche internamente.
Si accede attraverso una stradina acciottolata in salita che conduce sino alla corte interna. Da vicino si possono ammirare le finestre, gli archi e le merlature guelfe che caratterizzano la struttura.
Il castello, unico esempio trecentesco in Sicilia pervenutoci integralmente sino ad oggi, è collocato a 5 km a sud della città ed è facilmente raggiungibile seguendo le indicazioni di Google Maps.
La vista che si gode dal promontorio è suggestiva ed emozionante: è un luogo romantico, poetico e ricco di storia allo stesso tempo. Da lì percepire l’infinito è veramente possibile.
CURIOSITA’
Alle pendici del castello vi è una piccolissima spiaggetta, la Baia delle Sirene (conosciuta anche come Spiaggia di Castellazzo), raggiungibile solo tramite imbarcazioni.
Nei mesi di luglio ed agosto, in particolare, diventa uno dei posti più suggestivi dove godere, possibilmente in solitaria (dal momento che è accessibile solo tramite imbarcazione, non è un luogo affollato), della poesia dei tramonti sul mare, protetti dalle ombre del suggestivo castello.
In Sicilia ci sono numerosi castelli visitabili, tutti ricchi di leggende e storie affascinanti.
Negli articoli precedenti vi abbiamo raccontato del Castello di Comiso, dove si narra avvenne “il lancio delle ricotte” dei fantasmi di Aci Castello, della storia di Donnafugata, e molto altro.
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