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Frittelle, maiale e vino… evviva San Martino!

di Alessia Giaquinta

Se si potessero registrare i profumi, sarebbe certo che uno dei giorni più sciaurusi dell’anno sarebbe l’11 novembre. Perchè? Si tratta della ricorrenza di San Martino e nelle case siciliane si preparano frittelle, carne di maiale e si degusta il vino novello.

Tutto per onorare il Santo francese, oltre alla “panza”.

Conosciamo, allora, la storia di San Martino e il legame che ha con i piatti tramandati dalla tradizione, ma anche qualche curiosità su questa festa, celebrata con fasti in tutta Europa.

SAN MARTINO, UN SANTO “FAMOSO”

Un indagine svolta qualche tempo fa elencava in Francia ben 485 comuni e 3667 parrocchie titolate a San Martino. E in Italia, la fama del Santo non è certo minore!

Martino nasce in Pannonia (nell’attuale Ungheria) nel 317 da genitori pagani.

A quindici anni è chiamato ad arruolarsi nell’esercito, dove si distingue per bontà d’animo, gentilezza e modestia. Ma un evento gli cambiò la vita: impietosito da un mendicante incontrato durante il suo cammino, durante una  fredda notte d’inverno, Martino strappò il suo mantello di soldato e glielo diede in dono. Gesù allora gli apparve, riconsegnandogli il mantello e dicendo:  “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito!“, rivelando così di essere lui il mendicante soccorso.

Rientrato in Pannonia converte la madre al cristianesimo e poi va in Italia, dove farà esperienza di vita ascetico-monastica. Fonda alcuni monasteri in Francia e, a Tours, viene eletto vescovo, a furor di popolo.

Martino muore l’11 novembre 397.

La sua vita, i miracoli e le guarigioni operate, la sua evangelizzazione e il suo temperamento mite furono perpetrate nei secoli grazie alla testimonianza scritta di Sulpicio Severo e all’entusiasmo plateale di coloro che lo avevano conosciuto e amato.

FESTEGGIATO IN TUTTA EUROPA

In Germania, il Santo viene onorato con processioni, canti e l’accensione di un grande falò chiamato “Martinsuefer”. Un tale momento inaugura anche il periodo delle festività natalizie.

In Svezia e Norvegia è tradizione, invece, cucinare l’oca. Fu proprio il chiasso di tante oche – secondo la leggenda – a far scoprire al popolo di Tours dove fosse rifugiato Martino. Egli, infatti, pur di evitare l’incarico di vescovo, si era ritirato nelle campagne. “Colpa delle oche” fu se diventò vescovo di Tours!

In Francia vi è una particolare devozione nei confronti del Santo. Qui l’11 novembre viene fatto coincidere con l’inizio dell’inverno.

In Italia, invece, la memoria del Santo viene celebrata con numerose feste e sagre che tentano di conciliare la figura buona e genuina del Vescovo di Tour ai buoni prodotti autunnali, offerti dalla terra.

IN SICILIA CON FRITTELLE, MAIALE E VINO, E NON SOLO!

In Sicilia, in modo particolare, il culto di San Martino arrivò con i Normanni e si diffuse in tutta la regione assumendo caratteristiche particolari e diverse che influenzarono tradizioni e gastronomia.

A Castell’Umberto, nel messinese, gli si dedica un palio che si propone la valorizzazione del territorio e dei prodotti del luogo, così anche a Frazzanò dove si organizzano sagre e manifestazioni che hanno come protagonista i funghi e il suino nero dei Nebrodi.

A Palazzo Adriano, nel palermitano, durante la ricorrenza di San Martino, vengono festeggiate le coppie sposate nell’ultimo anno, dette “i san martini” , e si porta loro in dono dei biscotti tipici, detti “i panuzzi di San Martino” che vogliono essere simbolo di prosperità e augurio per le nuove famiglie.

Nel ragusano, per San Martino, si organizza la Sagra della Frittella. Quest’ultima è un prodotto tipico che, nelle varianti di dolce e salato, costituisce l’alimento simbolico della festa. Le frittelle non sono altro che l’impasto di farina, acqua e lievito arricchiti, nella versione tradizionale, con finocchietto o uva sultanina, poi fritti nell’olio e, per ultimo, cosparsi di zucchero.

Sono così buone che una tira l’altra e possono “creare dipendenza”!

E, dal momento che “a San Martino ogni mosto diventa vino” , non può mancare certo a tavola il vino novello e la carne grassa del maiale, perché “a San Martinu s’ammazza lu puorcu e si sazia lu vinu”.

Una festa vissuta nell’abbondanza ma soprattutto nella condivisione. Il motivo di quest’ultimo aspetto è legato all’episodio della vita del Santo che, mosso da compassione nei confronti di un mendicante privo di vesti, tagliò una parte del suo mantello di soldato e la offrì all’uomo.

L’ESTATE DI SAN MARTINO

L’azione generosa di Martino nei confronti del mendicante – si narra – produsse anche un miracolo atmosferico: il freddo si affievolì e si levò il sole.

Ed è per questo che si parla di “estate di San Martino” in riferimento ai giorni caldi che precedono l’11 novembre che, secondo leggenda, sono concessi da Dio in memoria del nobile gesto compiuto dal Santo; si dice infatti “a stati ri San Martinu dura tri jorna e un pochinu”.

 

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