Distante appena dieci chilometri dal capoluogo siciliano, anche se sorge su una posizione più innalzata rispetto alla Conca D’Oro su cui giace Palermo, Monreale è una sorprendente città dalle tinte arabo-bizantine, sopra le quali i Normanni e gli Spagnoli hanno aggiunto celestiali pennellate che l’hanno resa un capolavoro unico al mondo.

L’immagine che rimane impressa visitando questa città dall’atmosfera calda e dalle sfumature che ricordano gli agrumi è sicuramente quella del Duomo, dedicato a Santa Maria la Nova, eretto per volere del re Guglielmo II d’Altavilla tra il 1172 e il 1176. Si tratta di un edificio dalla facciata sobria ed elegante, la cui influenza araba si manifesta sontuosamente nella flessuosità delle forme del retro, che comunque rimangono fedeli a uno stile misurato e temperante, lontano dalle stravaganze del barocco e soprattutto dallo scintillio che abbaglia lo spettatore dopo aver varcato la soglia della chiesa: chi proviene dall’esterno non si aspetta di trovarsi di fronte ai circa 6000 metri quadrati di mosaici d’oro raffiguranti scene dell’Antico e del Nuovo Testamento e le vite dei santi, un’opera musiva bizantina che può competere solo con quella della Cattedrale di Santa Sofia, a Istanbul.

La magnificenza della costruzione è tale che, in una vecchia canzone popolare siciliana, è detto che il duomo non è stato costruito dagli uomini, bensì dagli angeli, che sono scesi sulla terra per glorificare la Madonna.

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