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Il suo millenario impero poggia sulla maestosa Conca D’Oro, la pianura del mandarino tardivo, bramata da ambiziosi sovrani e da audaci avventurieri, che nei secoli hanno organizzato ardite spedizioni per entrarne in possesso, e abitata sin dai tempi in cui gli uomini trascorrevano le notti guardando le ombre danzare sulle umide pareti delle caverne.
Il suo profumo è quello degli agrumi, delle polpose arance rosse e dei freschi limoni, dei lussureggianti giardini che sembrano riproduzioni dell’Eden, delle tiepide e dorate panelle, delle alici appena pescate e del mare, che a ogni ora si esibisce in un inno che pare intonare i versi scritti alla corte di Federico II di Svevia, che qui fondò la Scuola Siciliana e fece nascere la letteratura italiana.
La sua natura multietnica è sfuggente e scappa per gli ampi e labirintici cunicoli sotterranei che la attraversano, ma è anche dotata di una forte propensione per l’arte e per l’impegno civile: non a caso qui già nel 1848 venne costituita la Legione delle Sorelle Pie, antenato della Croce Rossa, la cui missione era l’assistenza e la cura dei feriti in guerra e degli orfani dei caduti in battaglia.
Si tratta di Palermo, indomabile capoluogo della Sicilia, una città d’arte e di meraviglie nascoste, di pescatori e di chiassosi mercati di araba memoria, una città che rende omaggio alla sua patrona, Santa Rosalia, con un “festino” (scopri di più) di tre giorni e che per l’occasione si tinge di un inclassificabile colore risalente a chissà quale epoca.
Palermo è bella sempre, in qualunque stagione, anche in inverno, quando nelle regioni del nord Italia staziona una fitta coltre di nebbia e qui continua a splendere il sole. C’è però un momento particolare in cui il centro arabo-normanno si mostra ammaliante come in nessun’altra parte della giornata, ovvero il crepuscolo, soprattutto delle sere di fine estate, quando gli ultimi raggi del sole indorano l’aria e il cielo è striato di sfumature grigio-violacee che si riflettono sulle mura della sontuosa cattedrale, sul Teatro Massimo e sulle vie del centro storico: la gente procede lentamente, trafugando con lo sguardo la bellezza di ciò che sta attorno, e un gioco di luci e di ombre si mescola con il vocio di una città che non dorme mai e che non smette mai di sorprendere.
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Amunì a mari
Palermo è una città che respira all’unisono con il suo mare e che cerca le sue spiagge come gli infanti inseguono le braccia materne. Chi abita qui non può fare a meno delle sue limpide acque, che consolano e ristorano sussurrando i segreti di un’antica filosofia di cui non esistono testimonianze scritte.
La spiaggia più rinomata è sicuramente quella di Mondello, apprezzata per la sua fine sabbia dorata e per la delicatezza delle sue forme, raggiungibile con facilità tramite i mezzi pubblici.
Tra Capo Gallo e Isola delle Femmine si trova la spiaggia di Sferracavallo, adatta per chi ama tuffarsi dagli scogli, ma un’affascinante alternativa sono anche le rive del comune di Isola delle Femmine, a pochi chilometri dal centro di Palermo, i cui fondali offrono un inestimabile spettacolo che attende solo di essere contemplato.
Esclusiva è invece Altavilla Milicia, un centro di villeggiatura che ospita il particolare scoglio denominato “Ombelico di Venere”, punto ideale per immergersi sott’acqua o per scattare scenografiche fotografie.
Chi c’è i taliari
C’è un luogo a Palermo che racchiude l’essenza della città, da sempre impegnata nella lotta per la libertà e per i diritti umani, ed è Piazza Villena, comunemente chiamata i “Quattro Canti”, un crocevia che pare essere il centro del mondo e che si apre in quattro direzioni, come se intendesse dire: puoi andare dove vuoi, puoi scegliere ciò che più ti garba, perché hai il potere di plasmare il tuo destino.
Da questo luogo si raggiunge facilmente Piazza Pretoria, denominata anche “Piazza della Vergogna” a causa della grande fontana che la domina, che per la nudità delle sue figure e soprattutto per la quantità di denaro spesa per costruirla venne considerata ignominiosa dai cittadini.
Per arrivare al Teatro Massimo, il più esteso teatro d’opera d’Italia ed il terzo più grande d’Europa, da qui basta percorrere Via Maqueda, lungo la quale potrete ammirare lo splendore di chiese e palazzi costruiti in epoche differenti e perciò sintesi di stili architettonici diversi.
Dopo la visita al Teatro e una tranquilla passeggiata per le vie attorno, piene di negozietti, bar e soprattutto ristoranti dai quali fuoriescono i profumi delle pietanze tipiche di Palermo, potete spostarvi verso Piazza Indipendenza ed esplorare le ricche sale del Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, dove ancora oggi si respira un’aria imperiale.
Punta di diamante del palazzo è la Cappella Palatina, un’esplosione di sfumature auree e bronzee che compongono uno dei mosaici più belli d’Italia, magistrale esempio dello stile Arabo-Normanno-Bizantino.
D’impatto, a poca distanza da qui, è anche la chiesa medievale di San Giovanni degli Eremiti, sormontata da cupole rosse e dotata di rigogliosi giardini in cui apprezzare la quiete.
Se la Cappella Palatina è uno di quei posti che non si dimenticano più, aspettate di giungere alla Cattedrale, un edificio che già all’esterno è tutto un susseguirsi di eleganti forme e di colori che ricordano gli agrumi.
In contrasto con il silenzio dei luoghi sacri, i mercati di Ballarò e della Vucciria rappresentano uno dei fulcri più dinamici e rumorosi di Palermo, tra le cui bancarelle vengono messe in bella mostra le specialità locali e i migliori prodotti della Sicilia.
L’Orto Botanico (scopri di più) è invece il cuore verde della città, ricco di statue, fontane e specie di piante all’ombra delle quali si può passeggiare in tranquillità.
Di tutt’altra natura sono le atmosfere delle Catacombe dei Cappuccini, dove sono conservate circa ottomila salme di frati e di nobili che tramite un processo di disidratazione e imbalsamazione sono rimaste pressoché integre. Un luogo che forse sarebbe meglio evitare se si è in compagnia di bambini.
Chi si mangia?
Tra le strade di Palermo vagano già i profumi della sua variopinta cucina dai sapori indimenticabili, speziata e colorata come i paesaggi da quadro offerti dalla Conca d’Oro.
A Palermo cucinare è un’esperienza democratica e collettiva, da vivere non all’interno di un ristorante, imprigionati da mura che lasciano fuori l’esterno, ma all’aperto, ammirando i monumenti di una città che più volte è stata chiamata “la Parigi della Sicilia”. Ecco perché il cibo si gusta in strada ed ecco perché Palermo è considerata la capitale ufficiosa dello street food italiano.
A ogni ora qui si sfornano prelibatezze degne del nettare degli dei. La pasta con le sarde e i finocchietti selvatici (scopri di più), la pasta con i broccoli arriminati, le caserecce con pesce spada e melanzane e gli anelletti al forno sono solo alcuni dei primi più gustosi da ordinare per il pranzo nel capoluogo. Per quanto riguarda i secondi piatti, dominano la caponata, la parmigiana di melanzane e le polpette di sarde e pesce spada, mentre per i dolci sorprendenti sono le iris, disponibili sia nella variante al forno che fritte, i cannoli (scopri di più), la torta setteveli con bavarese alle nocciole, la famosissima cassata (scopri di più) e la genovese, una preparazione di pasta frolla farcita con ricotta o crema al pistacchio.
Tra i prodotti dello street food da non perdere sono le arancine (qui si chiamano perentoriamente così!), le inconfondibili panelle a base di farina di ceci, i cazzilli (crocchette di patate insaporite con pepe e formaggio), il soffice sfincione e il panino con la milza (u panino ‘ca meusa), che può essere “schettu”, se condito solo con pepe e limone, oppure “maritatu”, se viene riempito di ricotta salata.
Unni imu?
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Radici
Vicolo della Fonderia, 3/5 – Palermo
Nel cuore del centro storico della città, in un vicolo della Cala, il locale riserva ai propri ospiti…
Otto
Via Maqueda, 350 – Palermo
Nel cuore della città, l’unico breakfast & grill a Palermo, dove è possibile fare…
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