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Ragusa è il capoluogo di provincia più a sud d’Italia e, in quanto tale, possiede il fascino dei luoghi remoti e delle frontiere, specialmente di quelle in riva al mare, con i loro vivaci porti brulicanti di uomini e di barche, con le loro spiagge dorate che dopo il tramonto si lasciano rischiarare dal chiarore della luna, e con i loro scorci sulle onde, quelle distese blu che sembrano incanalarsi nell’infinito.
Qui gli impianti della zona commerciale, una delle più floride della Sicilia, convivono con le pietre scalfite ma non avvizzite del quartiere di Ragusa Ibla, costituito da edifici bassi che scalano la roccia e da imponenti chiese che sembrano voler tirare giù il cielo con la forza della loro bellezza. Parte moderna e parte antica, quindi, si tendono la mano e si stringono l’un l’altra, insegnando all’uomo che il presente deve pensare al futuro, ma non può fare a meno delle lezioni e delle risorse offerte dal passato.
Città di menti eccelse, come lo scienziato G.B. Odierna, che fu precursore della meteorologia, e di impavidi eroi, come Maria Occhipinti, che per opporsi alla partenza delle truppe ragusane chiamate a prendere parte ai combattimenti della seconda guerra mondiale non esitò a sdraiarsi sotto le ruote di un camion militare, Ragusa è la città di San Giovanni Battista, festeggiato solennemente il 29 agosto con un’impressionante processione di fedeli scalzi, che cantano e recitano preghiere per le vie, indossando una particolare veste di colore rosso.
A dispetto della recente inclinazione per il mondo delle fabbriche, dunque, a Ragusa la modernità non ha dissestato le tradizioni: mentre nella zona bassa della città prosperano i negozi, le aziende familiari e i due centri commerciali, inoltrandosi nelle stradine del centro storico si respira l’inebriante profumo del folklore e delle storie non scritte, quelle tramandate attraverso la narrazione delle leggende e la preparazione dei piatti tipici, come gli gnucchitti rausani, una variante di pasta fresca impastata con farina di semola dura e uova, che viene cottanel brodo di pollo.
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Amunì a mari
Il litorale appartenente al territorio della provincia di Ragusa è uno dei più apprezzati e frequentati della Sicilia: qui i fondali declinano dolcemente, il clima non delude mai e le spiagge sono ampie e in genere ricoperte di fine sabbia che di giorno sembra essere polvere d’oro proveniente da qualche tempio bizantino, mentre di notte si trasforma in un oceano di cristalli iridescenti che mutano aspetto in base a come vengono colpiti dai raggi lunari.
Le località balneari non si possono contare con le dita, perciò è meglio appuntare qualche nome e trascriverlo: la rinomata Marina di Ragusa, la tranquilla Scoglitti, l’incontaminata Randello, la rocciosa Punta Braccetto, la quieta Torre di Mezzo e la remota Costa di Carro sono solo alcuni dei paradisi in cui godere della generosa magnificenza del Mediterraneo.
Chi c’è i taliari
Il capoluogo di provincia più a sud d’Italia è suddiviso in due macroaree: Ragusa Superiore, la parte dove sono state impiantate le attività commerciali e dove si trovano le costruzioni moderne, e Ragusa Ibla, il cuore antico ma ancora pulsante e fremente della città, divenuto famoso grazie alle spettacolari testimonianze del barocco e alla serie “Il Commissario Montalbano”.
L’area più interessante e caratteristica è senza dubbio Ragusa Ibla, ma prima di addentrarsi nei vicoli e nelle ripide scalinate del quartiere aggrappato alla roccia, non si può non fare tappa nella Cattedrale di San Giovanni Battista, progettata nel tardo Settecento e famosa per la sua singolare pavimentazione che alterna la pietra al calcare bianco.
Dopo aver sostato abbastanza a lungo nell’atmosfera mistica di questo pregevole edificio sacro, ci si può mettere in cammino per raggiungere la meta del desiderio, ovvero Ragusa Ibla, al cui interno sono dislocate ben cinquanta chiese, tutte da andare a ricercare avventurandosi per gli stretti passaggi che si aprono tra un palazzo e l’altro.
Il più imponente luogo di culto, quello di cui è impossibile non accorgersi perché non richiede nemmeno di essere scovato, è il Duomo di San Giorgio, al quale si accede salendo una scenografica scalinata che acuisce il senso di trascendenza e accresce l’effetto ascensionale. Nei locali contigui è possibile visitare, per coloro che sono affascinati dagli oggetti sacri di antica provenienza, il Museo, dove è custodito il “Tesoro di San Giorgio”.
Imperdibili sono anche la Chiesa di S. Maria dell’Itria con la sua torre campanaria ricoperta di ceramiche blu cobalto, la Chiesa di S. Maria delle Scale e la Chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio, ai cui anelli di ferro infissi nella facciata venivano legati i bestemmiatori ai tempi della Santa Inquisizione.
Lunga è, inoltre, la lista delle residenze nobiliari aperte al pubblico che conservano ancora il fasto delle epoche passate, come il Palazzo La Rocca, il Palazzo Arezzo di Trifiletti, il Palazzo della Cancelleria e il Palazzo Battaglia.
Dopo aver vagabondato per chiese e palazzi, ristoro perfetto in cui rilassarsi assaporando un gelato è il Giardino Ibleo, da cui si gode di un’impareggiabile vista sui Monti Iblei.
A 15 km dalla città, attorniato da circa otto ettari di piante esotiche, alberi di ficus, carrubi e ulivi, sorge il Castello di Donnafugata (scopri di più), una costruzione a più livelli il cui prospetto (a forma di castello, appunto) risale all’Ottocento, simbolo di ricchezza e potenza della famiglia Arezzo De Spuches.
Chi si mangia?
Nelle campagne di Ragusa, tra mulini e bianchi casali, dominano gli allevamenti zootecnici e le coltivazioni di diversi cereali, i cui prodotti finiscono direttamente nei tanti e variegati piatti della tradizione locale.
Gli antipasti fanno sfoggio di mozzarelle, provole, caciocavallo (scopri di più), ricotta, olive e salumi di produzione autoctona, mentre con i primi piatti ci si può sbizzarrire scegliendo tra i cavati e i ravioli al sugo di maiale, “u maccu ri favi” (una crema di fave aromatizzata al finocchietto selvatico), i maltagliati con i cavoli e i lolli con le fave.
Tra i secondi piatti si spazia dalla caponata agli involtini di pesce spada; dal “pesce stocco a ghiotta” alla parmigiana di melanzane e ricotta salata; dai “ciciri ccofinucciedu a’ timpa”, piatto che congiunge i ceci al finocchietto selvatico fresco, al“cunigghju a’purtuisa”, il coniglio cotto su un letto di peperoni, melenzane, carote, sedano, carciofi e aglio.
In pasticceria si trovano vassoi di cannoli, riempiti rigorosamente con la ricotta locale, di macallè, di mucatoli (biscotti farciti con frutta secca); di “Mpanatigghi” con mandorle e cioccolato, e di amaretti.
Nella zona di Ragusa si producono anche ottimi oli e pregiati vini, richiesti in tutto il mondo, come il Cerasuolo di Vittoria, il Nero d’Avola, l’Ambrato di Comiso, l’Albanello, e il Valcanziria.
Non si può, infine, visitare Ragusa e non assaggiare una delle sue più emblematiche specialità, ovvero la “scaccia”, una sorta di focaccia della quale esistono innumerevoli varianti, ma di cui la versione originale prevede solamente l’aggiunta della salsa di pomodoro e del caciocavallo.
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