(R)Estate a giocare
di Alessia Giaquinta Foto di Giuseppe Leone
Un excursus di giochi tipici siciliani per ricordare come sono cresciute le precedenti generazioni e – magari – per trasmettere alle nuove il gusto di qualche ginocchio “sbucciato” per strada, giocando!
Si aspettava l’estate con impazienza; non tanto perché finiva la scuola, no! Non solo per quello!
L’estate era, in assoluto, la stagione dei giochi. Già, era. Oggi invece non c’è una stagione dei giochi perché non ci sono più i giochi di una volta. Oggi, per giocare bisogna avere la connessione a internet o, comunque, uno schermo con cui interagire. Un tempo bastava avere la creatività necessaria per divertirsi con poco o, spesso, con niente.
Ci si vedeva in piazza, quella reale (non sui social); ci si dava appuntamento alle 16:00 e non c’era bisogno di inviarsi messaggi su WhatsApp per ricordarselo, né tanto meno c’era la necessità di arrivare all’appuntamento in macchina, accompagnati da mamma e papà. Allora si correva, veloce, velocissimo e, anche quando s’inciampava in qualche buca (quelle sì che erano buche!), ci si rialzava come se nulla fosse successo.
Altri tempi, eh già! I bambini, oggi, hanno difficoltà a ideare un modo in cui giocare e quasi diventano irrequieti se non li si mette di fronte ad un giocattolo o, peggio ancora, a uno schermo.
Proviamo a giocare con un bambino o ‘mmuccia (nascondino) o ‘ssicuta (acchiapparella) oppure a campana (gioco della campana) o e nuciddi (gioco delle noccioline). Ve li ricordate?
Oppure ancora il palo della cuccagna – che spesso in estate caratterizzava i festeggiamenti patronali nei paesi – insieme ad altri giochi quali la pentolaccia, le gare di scinni e ‘ncravacca o di tiro alla fune. Qualche nostro giovane lettore, sicuramente, si troverà impreparato sull’argomento mentre qualcun altro, sicuramente più attempato, sorriderà rievocando ricordi.
Per suscitare la curiosità dell’uno e la dolce nostalgia dell’altro, vi spieghiamo qualche gioco, non si sa mai, magari a qualcuno viene la voglia di provarlo!
MMUCCIA
Si gioca in gruppo. Uno dei giocatori, appoggiato a un muro, deve contare fino a 31 (o 51) mentre gli altri partecipanti si nascondono nei posti più impensabili. Il contatore deve scoprire gli altri nascosti e, una volta scoperti, gridando il loro nome, deve correre verso il muro, dove effettua la conta. Se il giocatore è più veloce di chi conta, può ritenersi “libero” altrimenti è “preso”. Così via fino a quando si arriva alla fine. Non c’è un vero e proprio vincitore: il primo a essere preso prenderà il posto del contatore. Se, invece, tutti sono stati liberati, torna a contare lo stesso di prima.
NUCIDDI
Si gioca in gruppo o anche in due. Ciascuno dei giocatori dispone di alcune noccioline, nella stessa quantità. L’obiettivo è quello di fare centro in una buca, lanciando tutte quante le noccioline contro un muro. Se qualche nocciolina riesce a fare centro, dà la possibilità al giocatore di spingere con le dita (pollice e indice) altre noccioline cadute lì vicino. Il giocatore diventa proprietario di tutte le noccioline che entrano nella buca. Il turno cambia non appena una delle noccioline non riesce a fare centro. Vince chi conquista più noccioline.
A CAMPANA
Si può giocare da soli o in gruppo. È un gioco antichissimo, risale addirittura agli antichi romani. Consiste nel disegnare sulla strada, con una pietra, un percorso di quadrati incastonati e numerati. Dopo aver lanciato un sasso sul numero uno, s’inizia a saltare sui riquadri con un piede – facendo attenzione a non abbassare l’altro – e con entrambi i piedi nelle caselle consecutive orizzontalmente. Se si calpesta una linea o se si sbaglia riquadro, si perde il turno. L’obiettivo è quello di lanciare il sassolino su tutti i riquadri e quindi completare il percorso.
AVVERTENZE
Non c’è nulla di virtuale quindi se ci si accorge di qualche gocciolina sulla fronte, non preoccupatevi, non siete diventati un’emoticon WhatsApp, è solo sudore!
Ancora con il tablet in mano? Posatelo un po’ e…state a giocare!
Articolo estratto da: Biancamagazine.it
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