Le emozioni del Festino di Santa Rosalia

di Omar Gelsomino   Foto di Lorenzo Gatto

 

Folclore e devozione, sacro e profano rendono unico il Festino di Santa Rosalia. Si narra che a Palermo nel 1624 infuriasse la peste, quando il 15 luglio furono scoperte delle ossa umane nel luogo indicato a Girolama La Gattuta nell’apparizione di Santa Rosalia, la quale le assicurò che se i suoi resti fossero stati portati in processione in poco tempo la peste sarebbe stata debellata. Per stabilire l’appartenenza delle ossa fu istituita una commissione che tardò a riunirsi. L’autenticità del rinvenimento fu confermata anche da un altro fedele, Vincenzo Bonelli. Una nuova commissione accertò che i resti appartenessero a una giovane donna e il 7 giugno 1625 furono portati in processione per le vie della città, la peste scomparve il 15 luglio e un mese più tardi il Senato palermitano proclamò Santa Rosalia protettrice della città (Papa Urbano VIII la inserì nel Martirologio Romano nel 1630). Dal 1625, quell’evento viene ricordato con una festa solenne, il Festino di Santa Rosalia o “U Fistinu”: inizia il 10 luglio protraendosi per cinque giorni. Tante le evoluzioni registrate: i primi tre giorni sono destinati alla preparazione del Corteo (in cui si racconta la città prostrata, passando dal dolore alla gioia per la grazia ricevuta dalla Santuzza), precedendo la sfilata del Carro trionfale e che si conclude alla marina con lo spettacolo dei fuochi d’artificio. Con la processione delle reliquie finisce il festino, momento in cui i palermitani ritrovano la loro identità collettiva al grido di “Viva Palermo e Santa Rosalia”. Davanti ad ogni cappella votiva si svolge “u Triunfu”, in cui i cantastorie, accompagnati da chitarra e violino, cantano la leggenda di Rosalia Sinibaldi (una giovane ragazza di nobili origini destinata in sposa al conte Baldovino per volere di Re Ruggero. Rifiutando la proposta decise di tagliarsi le sue trecce bionde e prese i voti, rifugiandosi prima a Bivona e poi sul Monte Pellegrino, dove fu trovata morta nella grotta il 4 settembre 1165). Da allora si è celebrata la gloria della Santa con il Carro Trionfale, che la sera del 14 luglio viene fatto sfilare lungo il Cassaro, o Corso Vittorio Emanuele, attraversa Porta Felice per terminare la processione a mare con i fuochi d’artificio, i quali simboleggiano il passaggio dall’oscurità (la morte) alla luce (la vita). Negli anni il carro è diventato un vascello che rappresenta le navi dei turchi che portarono la peste ed è dominato dalla figura della Santa. Un carro dalle diverse simbologie: dalla gloria alla Santa alla riaffermazione di Palermo come capitale del mondo, il desiderio di trionfare su tutti i mali, così come la “Santuzza” sconfisse la peste. La sera del 15 luglio è dedicata ai riti religiosi: pontificali, processioni per la città della vara argentea con le reliquie fino al rientro in Cattedrale accompagnata dai bagliori del “iocu i focu”. In occasione del 395° Festino, per la prima volta nella storia, saranno i detenuti dell’Ucciardone a realizzare il Carro Trionfale sotto la direzione artistica di Lollo Franco e Letizia Battaglia coadiuvati dallo scenografo Fabrizio Lupo. «Ho sempre pensato che il tema di quest’anno che è l’inquietudine, ricondotto alla realtà dei detenuti, rappresentasse una possibilità di reinserimento, di ri-valutazione del proprio percorso di vita, di riconsiderazione di un futuro possibile, soprattutto per i loro figli – ha dichiarato Lollo Franco -. Ho un altro sogno che mi commuove, che i detenuti possano trainare il Carro, che possano trainare la Santuzza e salutarla a Porta Felice con il ballo delle vergini che è il canto trionfale della Santa. Tutto questo sarebbe quasi come un’espiazione, quindi ancora una volta se il tema è l’inquietudine questa sarebbe superata attraverso la positività».
Il mese di settembre è dedicato alla festa del Santuario, mentre la notte del 4 settembre, data di nascita della Santuzza, i palermitani per omaggiarla fanno la tradizionale “acchianata” sul Monte Pellegrino. Palermo e Santa Rosalia regalano un’esperienza ricca di emozioni che conserveremo per tutta la vita.

 

Articolo estratto da: Biancamagazine.it

 

 

 

 

2 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *