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In alto, sulla parte sommitale di un promontorio, nel punto dove prima sorgeva l’acropoli, un maestoso santuario che trasuda spiritualità e pace; in basso, una grotta dall’atmosfera sospesa tra il mito e la leggenda: siamo a Tindari, una frazione del comune di Patti, un comune dalla doppia vita, che nei mesi primaverili ed estivi accoglie migliaia di visitatori, mentre nella stagione invernale si svuota, ospitando solamente i pochi cittadini residenti.
Il simbolo più noto del piccolo centro in provincia di Messina è sicuramente il Santuario di Tindari (scopri di più), dedicato alla Madonna Nera, raffigurata in una celebre statua in legno di cedro giunta sulle coste siciliane dal mondo bizantino all’epoca dell’iconoclastia. Non mancano, tuttavia, altri siti d’interesse, che ogni anno attirano turisti provenienti da tutto il mondo, come l’area archeologica, all’interno della quale sono custodite le rovine dell’antica città, tra cui spicca lo spettacolare Teatro Greco. Qui, dagli anni ’50 del secolo scorso, si svolge annualmente il “Festival dei due mari”, un evento dedicato alle rappresentazioni classiche della tragedia greca e della commedia romana.
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Chi c’è i taliari
Oltre ai luoghi d’arte, tra le cui mura scorre ancora il sangue dei conquistatori che hanno dominato la Sicilia nel corso dei secoli, piacevoli sorprese sono anche gli angoli dove domina incontrastata la natura, che in questa zona è stata particolarmente generosa, regalando gioielli come la spiaggia di Marinello. Qui si nasconde la sopracitata grotta del mistero che, in base a un’antica leggenda, sarebbe la dimora di una potente e scaltra maga che usava la propria voce angelica per adescare, catturare e infine mangiare i marinai che malauguratamente capitavano nel territorio da lei controllato. I fori presenti sulla superficie delle pareti sarebbero, infatti, i segni tangibili della reclusione forzata dei prigionieri e dei loro tentativi per sfuggire alle grinfie della malefica carceriera.
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