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Al di là del mare, oltre le meridionali coste dell’indomabile continente africano, la Spagna guarda con nostalgia l’estrema punta occidentale della Sicilia, quel punto laddove sorge Trapani, fiera città che un tempo apparteneva al suo aureo impero, una città che, oggi come in passato, è il regno delle saline e delle tonnare, del marmo e dell’antica popolazione degli Elimi, indicati dalla mitologia come i compagni che si distaccarono da Enea quando l’eroe troiano si diresse verso le rive del Lazio dopo essersi tragicamente separato dalla regina Didone.
La “città dei due mari”, così è definita per la sua posizione geografica, secondo le mutevoli nebbie della leggenda sarebbe nata sull’arcuata lingua di terra formatasi in seguito alla caduta di una falce che Cerere aveva portato con sé nel disperato viaggio alla ricerca della figlia Proserpina, rapita dal dio Plutone (scopri di più).
Al tramonto, per effetto delle sfumature prodotte dal sole che colpisce le dorate pietre degli edifici, il capoluogo di provincia piomba in una surreale atmosfera rosata, simile a quella delle fotografie scattate negli ultimi decenni del secolo scorso, ed è un momento di inenarrabile bellezza: sembra quasi che un corteo di ombre provenienti dai giorni andati principi a scalpitare tra le vie del centro storico e tra le onde del mare, producendo un vortice danzante e creando un clima che si respira ogniqualvolta Trapani fa rivivere le sue tradizioni, come avviene la notte del Venerdì Santo.
In quest’occasione ha luogo la cosiddetta “Processione dei Misteri”, uno spettacolo unico in cui gruppi lignei settecenteschi vengono trasportati in giro per la città dalle varie corporazioni artigiane, seguite dai fedeli in abiti marinareschi e dalla banda musicale, che accompagna la rappresentazione dei vari episodi della Passione e della Morte di Cristo con suggestive melodie.
Come ogni città costruita sulla costa, infatti, Trapani non dimentica nulla di quanto ha vissuto, perché il mare ha impresso tutto sulla sua memoria ed è pronto a narrarsi ai visitatori che sono disposti ad ascoltarlo.
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Amunì a mari
Per quanto riguarda le spiagge, il litorale di Trapani, punto d’approdo pergli Arabi, per i Fenici, per i Greci e per i Mille di Garibaldi, offre il meglio di sé nelle calette della Riserva dello Zingaro, dove si alternano costoni rocciosi a lembi di sabbia bianca che si imbucano in suggestive grotte preistoriche e si nascondono tra la selvaggia vegetazione della macchia mediterranea. In modo particolare, per chi predilige le coste ciottolose, l’ideale è la spiaggia di Cala Capreria, mentre per chi è alla ricerca di scenari inconsueti la meta perfetta è Cala dell’Uzzo, dominata dai ruderi dell’omonima torre. Una valida alternativa sono anche le spiagge di Cala Grottazza, di Cala della Disa e di Cala Marinella.
Chi c’è i taliari
Con lo sguardo sempre puntato verso l’arcipelago delle Egadi, Trapani è conosciuta dai cultori d’architettura come la “Città delle Cento Chiese”. In effetti, il borgo marinaro che in passato era il cuore degli scambi commerciali tra Cartagine e Venezia, nasconde all’interno del suo reticolo di strade e di vicoli che scappano verso il mare un sorprendente numero di edifici religiosi, spesso affiancati da imponenti palazzi che un tempo erano le residenze dei nobili.
La chiesa che più si distingue dalle altre è certamente la Cattedrale di San Lorenzo, in stile barocco ma con un’origine normanna. Meritano però una visita anche il Santuario dell’Annunziata e la Chiesa del Purgatorio, dove sono conservati i venti gruppi scultorei dei Misteri di Trapani, ovvero statue di legno ricoperte di tela e rappresentanti le scenedella Passione di Cristo, usate per la celebre processione del Venerdì Santo.
Le due vie principali di Trapani, nonché le più scenografiche per la quantità e la varietà di costruzioni che ospitano lungo il loro perimetro, sono via Garibaldi e Corso Vittorio Emanuele, ma un altro punto caratteristico per godere a pieno dell’atmosfera della città è Piazza Mercato del Pesce, una sorta di bazar in versione siciliana, dove le voci del popolo si mescolano ai profumi e ai colori dei prodotti locali.
Da questa posizione è facile proseguire verso il mare, passando dal Bastione Conca e dalla Torre di Ligny, uno degli emblemi di Trapani, all’interno della quale è allestito il Museo Archeologico, con reperti risalenti anche all’epoca preistorica.
In riva al mare, proprio accanto al porto da cui partono le navi per raggiungere le isole Egadi, torreggia il Castello della Colombaia, aperto solamente durante le giornate FAI.
Sin dall’antichità Trapani è nota per le sue saline che, al contrario di quanto si possa pensare, non sono solamente distese chiare in riva al mare, bensì luoghi di grande impatto visivo, quasi un’incarnazione di un’Avalon tutta siciliana, custodita dalle acque del Mar Mediterraneo. Ecco perché non si può lasciare la città senza aver trascorso una mattinata presso le Saline di Trapani e Paceco: qui le montagnette di “oro bianco” sembrano dune lattee di un deserto incantato che all’alba e al tramonto prende vita e sfoggia sfumature mai viste, colorando d’oro le vasche d’acqua, i mulini a venti e il piumaggio dei fenicotteri.
Chi si mangia?
La cucina trapanese, pur aderendo alle caratteristiche tipiche della gastronomia siciliana, si differenzia da quella delle altre province per la sua “multietnicità”, una varietà riconducibile all’influsso che hanno avuto sul luogo le tradizioni culinarie dei tanti popoli che da qui sono passati nel corso dei secoli.
In modo particolare, a Trapani i piatti risentono molto di più dell’influenza araba e fanno minor uso della carne in favore del pesce, magistralmente impiegato per esempio nella preparazione del cuscus.
Tra le specialità del luogo non si possono non citare le busiate al pesto trapanese, realizzato unendo il basilico, il pomodoro, le mandorle, il pecorino e l’aglio rosso.
Famosa in tutto il mondo per il suo gusto unico e per la sua morbida consistenza, è anche la Vastedda della Valle del Belice, da assaggiare in compagnia del pane nero di Castelvetrano, ricavato cuocendo un impasto che al grano biondo siciliano aggiunge il grano di Tumminia.
Da non perdere sono anche i prodotti ricavati dal tonno, dalla celebre bottarga alla ficazza, un tipo di salsiccia ottenuta dalle parti dorsali del tonno.
Unni imu?
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